E adesso è proprio tutto da rifare. Deve aver pensato questo il patron Valerio Antonini dopo il triplice fischio di Trapani-Benevento, vissuto da lui per la prima volta in questa stagione in panchina. Realisticamente le residue speranze di poter insidiare il primo posto dei campani per il Trapani passavano dallo scontro diretto del Provinciale. Per i primi 75’ in effetti, pur non brillando di luce propria, i granata di Aronica erano riusciti ad imbrigliare un Benevento apparso sottotono. Chiuso il primo tempo in vantaggio, grazie alla quattordicesima rete in campionato di Lescano, il Trapani nella prima parte della ripresa ha sprecato almeno altre due occasioni per portarsi sul 2-0, finendo per tenere in vita la formazione di Auteri. Poi il “fattaccio”, ovvero il contestatissimo (dai granata) calcio di rigore concesso al Benevento e trasformato dal neo entrato Lanini. Uno di quegli episodi capace di capovolgere in un niente il corso di una partita, specie quando a subire il colpo è una squadra ormai piuttosto fragile mentalmente come il Trapani attuale. Il finale a quel punto sembrava già scritto, con il Trapani all’arma bianca in avanti e con gli ospiti ad approfittare del primo errore per portare a casa i tre punti. E così è stato, con l’ennesimo errore dei granata che ha permesso, sempre al fresco Lanini, di involarsi indisturbato verso la porta di Seculin e al minuto 90 con un gran tiro a giro togliere le ragnatele dall’incrocio alla sinistra della porta trapanese. L’incubo si è puntualmente manifestato, con l’aggravante di un clamoroso palo colpito da Bifulco nel recupero grazie ad un colpo da biliardo non riuscito per centimetri e a portiere battuto. Quando accadono queste cose, di solito, quelli bravi sostengono trattarsi di segnali che indicano che la stagione non è quella giusta. Può essere. Però in casa Trapani sarebbe meglio concentrarsi adesso per comprendere davvero perché le cose stiano andando in questo modo. Gridare alla sfortuna o appigliarsi alla decisione arbitrale contraria sarebbe l’anticamera del fallimento. Non serve a niente per essere chiari. Capire invece dove si è sbagliato e dove si sta perseverando a sbagliare è quello che serve per cercare di non buttare un’intera stagione. Il Trapani in fondo rispetto a molte altre società di C ha una grande fortuna: quella di avere un patron danaroso e comunque appassionato. Con i soldi non si può aver tutto, certo, però sta peggio chi non li ha. Soprattutto nel mondo del calcio attuale. Ci sono tutte le possibilità per sedersi ad un tavolino, riflettere e rinforzare una squadra che qualche valore ha dimostrato di averlo. Sappiamo che Antonini ha già deciso di cambiare ds, via Mussi, dentro Pavone (ex Messina). Questo dovrebbe essere il preludio ad un mercato di riparazione invernale scoppiettante. Ci dovrebbero essere innesti e partenze. Ma l’aspetto fondamentale dovrebbe essere a quel tavolino la presenza di un allenatore, possibilmente navigato, capace di indirizzare verso le scelte più opportune, necessarie ad aggiustare quello che non va in questa squadra. Aronica sembra sempre più in bilico al momento. Ormai è lampante come il Trapani in estate sia stato costruito male, in modo confusionario e forse anche frettoloso. La prova del campo finora è stata impietosa ma anche illuminante. Sempre che i segnali giunti siano stati assimilati da chi dovrà decidere il da farsi. Il Trapani ha perso cinque partite delle ultime sette. Tutti o quasi scontri diretti (Avellino, Giugliano, Catania, Altamura e Benevento) e tutti, paradossalmente, per 1-2. Quindi ha lottato praticamente alla pari, cedendo alla fine sempre per delle distrazioni fatali. Mentre ha vinto contro avversarie più scarse come Cavese e Latina. Con evidenza è una formazione che ha difficoltà a reggere per tutti i 90’ il confronto con avversarie più o meno attrezzate. Se si vorrà davvero cogliere la possibilità offerta dai playoff bisognerà intervenire proprio su questo aspetto. Apportare al bagaglio di Lescano e compagni: esperienza, cattiveria agonistica e soprattutto ordine tattico. Ordine tattico, questo sconosciuto per il Trapani degli ultimi tempi. Scelte a volte inspiegabili, come quella di puntare su un modulo dichiaratamente difensivo come il 5-3-2 o 3-4-1-2 che dir si voglia, quando è chiaro a tutti come l’unico vero punto di forza di questa squadra sia l’attacco. E’ in quel reparto dove le scelte sono possibili e tutte valide. Non è logico, a parer nostro, sfoltirlo e lasciare Lescano in balia delle difese avversarie. Tanto più che i gol dietro si sono continuati a prendere anche così. Se non addirittura in misura superiore.
Massimo TANCREDI