Corre il minuto 81 e siamo in fibrillazione, anche in tribuna stampa. La corsa a scrivere il pezzo per internet impone che, al triplice fischio finale, si debba pigiare il tasto “invio” e la cronaca della partita sia online immediatamente. Ma quella è una sfida in cui sei costretto a fare e rifare mille volte attacco del pezzo e conclusioni. E’ l’ennesimo giro su un ottovolante di una giostra che sembra non fermarsi mai. E’ Trapani-Ascoli e siamo sul 3-3: pochi minuti prima Cacia ha messo dentro il secondo rigore della sua giornata sotto la nostra curva, e poi è andato a sfidarla durante l’esultanza. Ci rode dentro, ma non ci arrendiamo: è uno di quei momenti in cui le maglie granata diventano un’unica cosa con i tifosi: e tutti spingiamo verso la porta avversaria. C’è una palla che rotola in area di rigore, chissà perchè c’è Luca Nizzetto da quelle parti: scaglia il suo sinistro ed è un attimo da incorniciare. Tiro per aria tablet e computer, salto sulla sedia, mi giro di scatto, piazzo un involontario cazzotto a Mirko Ditta (amabile ragazzo dell’ufficio stampa), abbracciandolo. Gli rompo gli occhiali, ma non possiamo fare a meno di chiudere tutto con una risata per quel 4-3 che manterremo fino alla fine. E’ il 16 aprile del 2016, siamo dentro un sogno dal quale sembra impossibile uscire. I pianeti sono allineati e quell’utopia chiamata serie A sembra scontornarsi. Pare di scorgere sempre più nitida quell’immagine. “Eppure, se devo scegliere il ricordo più bello di tutta la mia permanenza a Trapani – confessa Nizzetto – ti dico il dopopartita di Bari. La vittoria per 2-1, i festeggiamenti nello spogliatoio, sapere di essere arrivati terzi, la gente che ci aspettava all’aeroporto. Quello è stato l’apice”.
Luca è un generoso assoluto. Il calciatore per eccellenza devoto alla causa della squadra. Lo aiutano anche le caratteristiche fisiche e tecniche. Può fare la mezzala, il centrocampista centrale, l’esterno: ma la sua forza è che per produrre qualcosa di utile per i compagni avrebbe indossato anche i guantoni da portiere o fatto il “falso nueve”. Perché la cifra dell’uomo, prima ancora di quella del calciatore, è di primissimo rango. Tanto che oggi ha scelto il Vigasio Calcio, in Eccellenza, senza timori. Il calcio è la sua vita e non ha categorie. “Ti rendi conto che in giro, per strada, si vendono le magliette con il mio nome e il mio numero dietro?”, mi diceva in quei giorni magici. “Chi me l’avrebbe mai detto? Chi avrebbe mai potuto supporre che nella vita avrei ricevuto un regalo del genere?”. Certo, rimane, quella serie A sfuggita per un soffio: e ancora oggi rimane da capirne il perché. “Non ti dico che ci penso ogni notte, ma almeno una notte ogni due. Doveva andare così: è stato il destino. Non dovevamo rimanare in dieci a Pescara per 70 minuti. Che peccato. Ancora oggi ti dico che se fossimo rimasti in undici nella gara d’andata, avremmo vinto anche lì”.
Dal passato al presente, il passo è breve nella nostra chiacchiera. Perché Trapani e il Trapani gli sono rimasti nel cuore. “Che effetto mi fa vedere il Trapani in zona bassa della classifica in serie D? Mah, ovviamente mi dispiace… ma chi conosce il calcio sa benissimo come risalire la china e disputare subito un campionato per vincere sia molto difficile. A tutti piacerebbe ricominciare e progettare subito una promozione, ma non è sempre possibile. Bisogna avere pazienza. Quest’anno anche io ho ripreso contatto con il calcio dilettantistico e le logiche non sono sempre afferrabili”. Vero, Luca, ma noi siamo un po’ viziati… noi siamo abituati a vedere sempre un Trapani con un’identità anche nei giorni peggiori. Questo Trapani non dà questa sensazione. Come si può ricominciare? “Per prima cosa, non è giusto tirare fuori i ricordi. Non aiuta chi sta lavorando oggi per la maglia granata con impegno. Poi, però, deve essere la squadra ad allenarsi a testa bassa e a trovare le motivazioni giuste per ripartire. Questo è indispensabile: parlare zero, lavorare tanto. Del resto, i calciatori del Trapani hanno sempre un vantaggio rispetto a tutti gli altri…”. Quale sarebbe, Luca? “Vedi, Fabio… chiunque abbia giocato a Trapani sa come sia facile sviluppare senso di appartenenza, indossare questa maglia granata. Ti aiuta la città, ti aiutano i tifosi, ti aiuta tutto quello che si vive fuori dal campo. Quando la scorsa estate mi ha chiamato Gatto, con cui ho condiviso un’esperienza a Modena, chiedendomi se gli consigliassi di accettare la proposta del Trapani, gli ho detto di correre a firmare, perché Trapani è una piazza unica. Questo senso di appartenenza ti spinge anche a superare i momenti difficili in campo, perché viene spontaneo aiutarsi fra compagni. È questo che dico ai tifosi del Trapani: aspettate, abbiate fede. Non appena i calciatori impareranno a sentire quest’appartenenza, tutto si semplificherà”.
Grazie, Luca. Ci hai restituito fiducia. Adesso, come sempre, la parola toccherà al campo.
Fabio Tartamella