Come succede abitualmente nella vita di tutti i giorni, chi si è ferma è perduto. Chi vince è sempre colui il quale dalle battute di arresto trae insegnamenti per il futuro. Trasponendo questo alla scomparsa del Trapani Calcio, un capitolo bello e intenso si chiude ma subito un altro potrebbe aprirsi a breve.
Se è vero, come è vero, che il Dattilo, militante in Serie D, finirà per trasformarsi in nuovo Trapani. Mai mollare e, spesso, non tutti i mali vengono per nuocere. Doveva andar così, quasi che l’unico modo per liberarci di certa gente era la fine della storia. Certo la rabbia dei tifosi (ed anche la nostra…) non può certo essere sotterrata con uno schiocco di dita.
Quella rimane e rimarrà per tanto tempo ancora. Anzi, da quella sarà bene che tutti ne prendiamo insegnamento e impariamo, soprattutto, a non dare credito sin da subito a determinati personaggi.
La Serie B del resto l’abbiamo persa non sul campo ma per l’indolenza di chi guidava fino a poco fa la nostra società. Petroni e compagnia bella, che non sono riusciti, ammesso che ci abbiano davvero mai puntato, a pagare tutti gli stipendi dei tesserati entro la fatidica data del 16 marzo 2020. Ben consci che questo avrebbe portato ad una certa penalizzazione.
Due punti in meno che per uno scherzo beffardo del destino sarebbero poi diventati decisivi per decretare la retrocessione del Trapani. Senza quelli adesso i granata sarebbero ancora in B! Definire l’accaduto assurdo è già un non voler sparare sulla Croce Rossa.
Eppure questo è quello che è successo. Vanificando quanto di buono era stato realizzato da mister Castori e dai suoi amministrati dopo il lockdown. Conquistati ben 21 punti nelle 10 partite giocate, senza mettere nel conto gare non vinte per un nonnulla, come quella di Cosenza, ad esempio, in vantaggio di 2 gol oppure quella di Pisa, persa nel finale.
Questo solo per rendere l’idea di quanto messo su da un gruppo che dopo il girone di andata sembrava spacciato, oltre che abbandonato al suo destino. Abbandonato dai soliti noti, non certo dai suoi tifosi. C’è chi ancora pensa che il calcio sfugga alla logica, ebbene gli accadimenti e le malefatte di Trapani dimostrano l’esatto contrario.
A volte succede, vedi la B conquistata dai granata guidati da Vincenzo Italiano in condizioni precarie, ma sono eventi rari, che quindi finiscono per essere ricordati a lungo. Per il resto, quello che succede sul campo è il risultato di quello che non viene fatto a dovere fuori.
E quando sei condotto da “figuri” come quelli che si sono alternati nell’ultimo anno a Trapani cosa puoi sperare di buono? E parliamo del De Simone arrestato per gravi irregolarità nella gestione del club e pare anche percipiente del reddito di cittadinanza; del Petroni che a Pisa si è reso protagonista più o meno delle stesse cose; oppure dell’ultimo arrivato, tal Pellino, venuto non si sa nemmeno da dove e, men che meno, a far che.
Stendiamo allora un velo pietoso su questo recente passato, che è meglio, e prepariamoci a costruire una ripartenza degna dei colori granata e di una società di calcio seria e credibile.
E pur si muove.
Una rinascita che potrebbe vestire i panni di Renè De Picciotto, il finanziere facoltoso italo-svizzero che ha pubblicamente manifestato la volontà di investire a Trapani, non solo nel calcio. O se non dovesse essere lui, su chi eventualmente volesse mettersi alla prova rilevando una società “vergine” in quanto a debiti come il Dattilo.
E qui, dovrebbe più che potrebbe, farsi largo il Comitato “C’è chi il Trapani lo ama”, con alle spalle (sembra) un gruppo di imprenditori locali, già protagonista di una trattativa fallita per rilevare il Trapani direttamente da Petroni.
Chiunque sia, l’importante è che lo faccia con progetti trasparenti. Il tempo degli avventurieri senza patria a Trapani deve finire. E’ chiaro che al momento la pista più concreta e forse auspicata dalla tifoseria è quella che porta a De Picciotto, che è anche un appassionato di calcio con quote importanti nel Lecce. Aveva già avuto contatti con la proprietà Alivision, ma aveva mollato subito la presa, fiutando da esperto uomo di finanza quello che si nascondeva dietro al “vaso di Pandora” (si parla di debiti per non meno di 4 milioni di euro).
Successivamente sono nati i contatti con la dirigenza del Dattilo, capitanata dal presidente Michele Mazzara. Tanto da ottenere un diritto di prelazione. De Picciotto è stato a Trapani proprio la scorsa domenica per assistere alla gara interna del Dattilo contro il Roccella. Già questo, di per sé, è un segnale su quelle che sono le sue intenzioni.
Del resto lui stesso non ha fatto molto per nasconderle. Ha apertamente parlato di trattativa ben avviata per rilevare la società del circondario trapanese o entrarne momentaneamente in compartecipazione. A rafforzare questa tesi la volontà di De Picciotto di investire pesantemente nel campo immobiliare sul territorio (è interessato a rilevare il palazzo che ospitava in pieno centro la filiale della Banca d’Italia).
Quest’ultima considerazione è forse quella che conta di più, perché nel mondo del calcio benefattori non se ne sono mai visti e, con l’aria che tira nel nostro Paese di questi tempi, forse è meglio proprio così. Se ci sono interessi concreti è più facile che un imprenditore di un certo livello possa decidere di provare a creare qualcosa di duraturo. Un po’ quello che fu capace di realizzare il Comandate Morace durante la sua conduzione lunga 14 anni
Rinforzare il Dattilo.
Adesso però bisogna far presto. Ci sono le possibilità concrete di poter lottare per una immediata promozione. Il Dattilo (che eventualmente cambierebbe denominazione in Trapani dalla prossima stagione) milita nel Girone I della Serie D.
Da neopromossa ha comunque fatto registrare una partenza più che positiva, con due vittorie in casa e un pareggio in trasferta. Dovrà recuperare la partita rinviata contro il Paternò valevole per la terza giornata. 7 punti conquistati che la pongono al quarto posto momentaneo in classifica e quindi con la concreta possibilità di scalare ancora qualche posizione.
Una formazione, comunque, che non essendo stata allestita dall’attuale dirigenza per vantare ambizioni di vertice, dovrà essere velocemente rinforzata con qualche calciatore di esperienza e di maggior qualità.
Uno di questi sarà con ogni probabilità Luca Pagliarulo che già da qualche settimana si sta allenando con il gruppo guidato da mister Chianetta. Ma altri ne serviranno e non pochi. Per questo bisogna auspicare che la transazione avvenga nella maniera più celere possibile.
Potrebbe permettere di recuperare un anno, se le cose verranno fatte per bene e con quel pizzico di buona sorte che serve sempre. Soprattutto quando si avvia un nuovo progetto. Del resto, in soldoni, sembra decisamente più economico fare un’operazione del genere, che magari ricreare dal nulla una società completamente nuova.
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