l ciclone Antonini ha improvvisamente invaso la città. Ha invaso corpi e menti, allargato sorrisi, suscitato diffidenza, incredulità, ottimismo, fatalismo, speranze e certezze, paure e presunzioni. Insomma, di tutto. È come se avessimo infilato dentro uno shaker tutte quelle sensazioni grigie dello sport cittadino degli ultimi anni. Isolando la vittoria della Coppa Italia dell’Handball Erice e qualche pomeriggio ai limiti dell’eroismo dei ragazzi della Pallacanestro Trapani, la gran parte delle storie intorno ad un pallone del nostro territorio non ha offerto granché. Certo, ci sono vicende, come quella dell’Accademia di Ciccio Gambicchia, solo per fare un esempio, che vanno sottolineate. E il sottobosco di praticanti continua a essere ricco di passione, nonostante la situazione scandalosa dei nostri impianti. Ma, si diceva, è stato tutto (o quasi) grigio. Trapani sportiva è diventata “bella senz’anima”: “tutto senza allegria, senza una lacrima”.
Perciò, senza preavviso, con Antonini abbiamo ripreso a parlare di calcio e basket, a ipotizzare scenari fantasiosi, tipici di questi momenti. Dentro questo benedetto shaker, tutti gli ingredienti di colore grigio hanno prodotto un cocktail arcobaleno. Un aperitivo rinforzato di sogni e voli pindarici, di voci e sussurri. Al tramonto di due società non in una situazione brillante, potrebbe seguire un’alba irresistibile, proprio come quando eravamo ragazzi e tornavamo a casa con le prime luci del giorno. Facevamo colazione prima di andare a dormire, in via Fardella, e aspettavamo che il primo spicchio di sole spuntasse da est, dietro Erice. Ecco, la sensazione di oggi è proprio questa. E viene da chiedersi: “Che giornata sarà?”.
Ho conosciuto Valerio Antonini senza che nessuno me lo presentasse. Ho cercato il numero di telefono su internet e ho provato a scrivergli un messaggio su Whatsapp. Mi ha risposto quasi subito e ne è nata un’intervista per Repubblica. All’inizio era molto guardingo, poi si è sciolto un po’. Da lì, ho avuto l’opportunità di parlargli qualche volta e ascoltare dal vivo i suoi progetti sulla città, sul calcio e sulla pallacanestro. Non tutti, ovviamente.
Al di là dell’indubbia solidità economica, verificabile da chiunque con semplici passaggi sul web, ci rimarrà da conoscere bene un imprenditore vulcanico, pieno di idee, risoluto, molto lanciato nell’inseguimento e (si spera) nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Qui, la questione non è capire quanto Valerio Antonini piaccia o faccia simpatia a Tizio, Caio o Sempronio. La questione, invece, è capire come rappresenti un’opportunità pressoché irripetibile per il territorio di Trapani. Non bisogna mai dimenticare che, tranne rarissime eccezioni, il legame fra una proprietà e una società sportiva, di qualsiasi livello, non è eterno. Le storie iniziano e finiscono, come tutto nella vita. E bisogna sempre ricordare, unitamente, come sia definitivamente morta e sepolta l’idea che una squadra possa essere esclusivamente un carico economico sulle spalle di un mecenate. Figuriamoci due.
Perciò, per mettere su un programma come quello da lui ventilato, con calcio e basket che fondano una polisportiva granata, è necessario patrimonializzare i club e far sì che, con il tempo, aumentino in maniera esponenziale i loro ricavi. Ecco perché Antonini punta senza mezzi termini all’acquisto dello stadio e del palazzetto. Per creare qualcosa che fra dieci anni sia un prodotto appetibile, anche vendibile, se lui non avrà più voglia di gestire. Tutto questo, nonostante lui abbia posto delle radici emotive molto solide nella nostra città. Questa visione mi ha convinto, così come mi ha convinto il fatto che abbia trascorso ore e ore a parlare con la gente. Gente significa tifosi, istituzioni, imprenditori. Con chiaro intento di capire l’anima del territorio. Senza alcuna intenzione di prescindere dagli umori della città. Anzi, con la volontà di ascoltarla, carpirne il carattere, i modi di fare, le tradizioni, gli umori.
Al momento, nessuno sa con precisione quale sarà l’epilogo e quali siano i tempi necessari per dare il via a quesfa rivoluzione copernicana dello sport trapanese. Io so soltanto che si è presentata una possibilità straordinaria per la città e che certi autobus non passano più. Il resto, francamente, conta davvero poco. Quasi niente.
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