Ci eravamo lasciati con la sconfitta casalinga contro Casale Monferrato. Ebbene, a seguire altra gara al PalaConad, stavolta contro Urania Milano, squadra di pari rango dei granata. Coach Parente, lieta notizia, finalmente recupera Massone dopo due mesi e, contestualmente, anche Palermo (rimasto ai box contro, appunto, Casale). Ne vengono fuori rotazioni degne di tal nome, l’intensità di gioco che soltanto giocatori non spremuti possono produrre, e così arriva il referto rosa per Trapani. Detta vittoria interna, in controllo, aveva così lasciato una scia di positività nell’ambiente granata ed, in tal senso, la gara esterna contro Assigeco Piacenza, in scia positiva ma pur sempre (sulla carta) di pari fascia dei granata, era delle più “adatte” ad un’inversione definitiva di marcia. Certo, la situazione infortunati destava ancora preoccupazione ma, di fatto, rimaneva da stringere i denti in attesa del rientro di Tommasini i cui tempi, si sa, son ancora lunghi. Insomma, con un Romeo sempre più coinvolto nei meccanismi di squadra, si iniziava ad intravedere quel reparto esterni su cui aveva puntato lo staff tecnico per costruire il sistema di gioco di quest’anno, difesa, intensità e transizione. Quindi le difficoltà rimanevano ma delle sensazioni positive erano lì, pronte a tradursi sul parquet. Trapani, però, sembra proprio avere un conto aperto con la dea bendata che, nel caso dei granata, pare vederci bene ed in una sola direzione. Si blocca infatti, per influenza, Marco Mollura il sabato precedente il match di Piacenza, il metronomo emotivo (e non solo) della squadra che, nel migliore momento di forma, resta insostituibile per gli equilibri di Trapani, anche perché può giocare sia da “tre” che da “quattro”, dando opzioni preziose a Parente per cambiare la partita in corso. Lo stop del capitano deve esser stato un duro colpo, prima di tutto psicologico, una sorta di frustazione per dei guai che sembrano non aver fine. Così, la gara di Piacenza viene tenuta in gioco per 30’ ma, per evidente e giustificabile, carenza di energie, vede uscir vincente l’Assigeco, e non è certo un caso che Davide Pascolo, altro atipico, faccia pentole e coperchi proprio, o maggior ragione, in assenza di Mollura. Oltretutto il reparto lunghi presentava un Childs ancora con le scorie dell’influenza e Biordi alle prese con il mal di schiena. Aspettarsi una vittoria, in queste condizioni, sarebbe stato pura filosofia. Arriva poi Torino al PalaConad e, già il sol valore degli avversari, non lascia presagire nulla di buono. Ma, nonostante un’altra settimana con difficoltà ad allenarsi per via delle infiltrazioni d’acqua al palazzetto, ecco che il roster è quasi al completo, recuperato Mollura. Rimane fuori il solito Tommasini ma c’è sempre Romeo, altro ruolo si, ma a livello di rotazioni i granata possono tornare a sorridere. L’inizio contro la Reale Mutua non è stato dei migliori, soprattutto in attacco, messo in naftalina dal gioco fin troppo controllato di Torino, che sfrutta prevalentemente il post basso sia di lunghi che di esterni, per via di una fisicità e chili in abbondanza. 12-19 dopo i primi 10’, ma la panchina inizia a tracciare la strada per la rimonta, in particolare Massone (13 p.ti con 6/9 da due) che, sul pick and roll, va spesso dritto fino al ferro. I granata concedono poco in difesa (14 p.ti nel secondo quarto) e provano a mettere la gara su binari più congeniali, cioè correre in transizione ed, ai 24’’, attaccare gli spazi con la dinamicità e non certo facendo a gara di muscoli. Così è 29-33 all’intervallo lungo, sol perché la difesa ermetica di Trapani non viene concretizzata dall’altro lato del campo, con diversi tiri facili, anche in contropiede, gettati sul ferro. L’inerzia però è cambiata, e basta che la formazione di casa (che continua a ringhiare in difesa, appena 12 puti subiti nella terza frazione) trovi più intraprendenza in attacco, per mettere la testa avanti al 30’ (47-45 per Palermo e soci). Nel frangente, Romeo con le sue penetrazioni al ferro dopo pochi secondi di azione, e Mollura sfruttando la sua atipicità contro i più statici lunghi di Torino, si caricano la squadra sulle spalle. Di fatto, messa la freccia, Trapani mantiene l’inerzia anche nell’ultimo periodo, e chiude i giochi sul 70-66, dimostrandosi, per una volta, fredda dalla lunetta. Sicuramente da rimarcare che il break (tra fine terzo ed inizio ultimo quarto) decisivo è avvenuto con gli americani in panchina (Wiggs sempre poco convincente, Childs non alla sua migliore performance ma comunque con 14 rimbalzi e “doppia doppia” a referto), grazie alle rotazioni, soprattutto tra gli esterni, tornate profonde, e da lì intensità, ritmo e transizione ne sono la logica conseguenza, ed il basket di Trapani di questa stagione non può prescindere da tali elementi, mancando chi toglie le castagne dal fuoco a giochi rotti, col talento individuale. Aver impattato la battaglia a rimbalzo (35-35), contro una squadra incredibilmente fisica e strutturata come Torino, è segno di abnegazione e concentrazione di tutti gli uomini a referto, e per tutti i 40’ … aver vinto, nonostante il 46% da due (21/46) testimonia di come il ritmo imposto, elevato, abbia messo in crisi i più quotati avversari, e sopperito così a percentuali non certo eccellenti. Infine, e forse la più importante, aver tenuto Torino a 66 punti è stata la chiave del match! … è il basket che chiede Parente che, infatti, nella conferenza stampa post gara era di certo felice, gongolando per l’intensità, gli aiuti e cambi difensivi, il contributo determinante della panchina, insomma di fatto per un piano partita pienamente rispettato. La metà campo offensiva che trae linfa da quella difensiva. Ma tal modo di giocare bisogna di uomini e rotazioni, di intensità appunto, che soltanto col roster al completo si possono tradurre sul parquet. La notizia positiva è che, nonostante l’emergenza continua in infermeria da inizio stagione, la squadra ha retto in classifica, con i 10 attuali punti, vincendo (anche on the road) contro le dirette concorrenti, e rischia di girare l’andata con almeno 12 punti, che vorrebbe dire, in proiezione, star tranquilli. E tutto lascerebbe presagire che, ritornata (un giorno, si spera vicino) l’infermeria vuota, si possa solo migliorare, e soprattutto praticare quel basket per cui la squadra era stata pensata e costruita. La base solida cui aggrapparsi, quando le cose non vanno in attacco, è stata proprio la metà campo difensiva, che non può ammettere cali di attenzione, il punto da cui costruire in attacco, magari giocando quella transizione che finora è rimasta, parzialmente e per ovvie ragioni, in cantiere. Ma, con maggiore fiducia e rotazioni finalmente a piene mani, si potrà vedere qualcosa in più anche in attacco, correndo ed attaccando gli spazi con giocatori più dinamici rispetto agli avversari. E sopperire così a dei deficit di chili e centimetri, sfruttando invece ritmo, atipicità e velocità, superando le difficoltà a metà campo, in attesa che Wiggs possa incidere maggiormente praticando, la squadra, un basket più congeniale alle sue caratteristiche che lo vedono faticare ai 24’’. Senza drammi nei momenti difficili, che andrebbero analizzati calandoli nel contesto di oggettiva difficoltà finora trascorso, senza voli pindarici al contempo, ma con la consapevolezza che, se tutti i pezzi del mosaico si ritrovano, messi assieme, si può raggiungere quella tranquilla salvezza che è l’unico obiettivo di stagione, magari anche divertendosi e facendo divertire. Ora, calarsi sin da subito nel finale di stagione (d’andata), prima l’impegno proibitivo in quel di Udine, poi, “at home”, contro Capo d’Orlando, quando i due punti peseranno oro!Salvatore Barraco
Trapani chiude l’andata superando Sassari. Final eight da secondi.
Dopo aver perso, on the road, in quel di Venezia, i granata conquistano il secondo posto in classifica (utile ai fini della griglia delle Final