La vittoria casalinga con il Latina restituisce il sorriso ai granata, che pongono così termine alla serie nera (4 soli punti nelle ultime 5 gare) e consente loro di ripartire con rinnovato entusiasmo, alla ricerca, da qui alla sosta natalizia (4 partite), di quella continuità di risultati, che finora è mancata, rendendo vane le aspettative di primo posto, sbandierate fin da inizio stagione dalla società.
A dire il vero, contrariamente a ciò che ha dichiarato Salvatore Aronica, la discontinuità mostrata dai suoi ragazzi è stata finora anche di prestazioni, non solo di risultati.
Non ci siamo mai distinti per l’efficacia in assoluto della nostra manovra offensiva e, specie al Provinciale, al contrario abbiamo quasi sempre messo in mostra la farraginosità della manovra stessa, l’assenza di ritmo e di velocità nella circolazione del pallone e la prevedibilità della nostra costruzione del gioco.
Il rotondo 4-0, rifilato sabato scorso alla squadra allenata dall’ex Roberto Boscaglia, non deve pertanto trarre in inganno, nè illudere più di tanto:
troppo debole l’avversario, per potere costituire un test attendibile sul reale potenziale tecnico dei granata.
La continuità nella qualità delle prestazioni, ammesso e non concesso che ci sia stata, andrà verificata e misurata al cospetto di avversarie ben più consistenti, tali da renderla a tutti gli effetti probante e non frutto, come con il Latina, di contingenze favorevoli, vedasi gli innumerevoli errori difensivi commessi dai laziali, che, almeno in tre dei quattro goal subiti, hanno letteralmente fatto dei graziosi regali ai granata.
I quali, ad onor del vero, di loro ci hanno messo, se non la fluidità e la pericolosità delle giocate, situazioni in cui hanno comunque faticato ad esprimersi, e non è una novità, di sicuro l’atteggiamento e la determinazione giusti, non accusando mai cali di tensione, almeno fino al 3-0; poi, specie dopo essere rimasti in superiorità numerica, si sono messi in modalità controllo gara, fino al quarto ed ultimo goal.
Dove potrà arrivare questo Trapani, così com’è per adesso, personalmente non sono in grado di dirlo con certezza e ciò malgrado l’ottimismo e la fiducia che nella squadra, pubblicamente, ripongono sia l’allenatore che la società (vedasi comunicato societario dopo la sconfitta di Catania e le dichiarazioni di Aronica prima e dopo la gara con il Latina), secondo i quali i granata nelle prossime quattro partite hanno concrete possibilità di rilanciarsi a pieno titolo nella lotta per il vertice, per poi giocandosela fino al termine del campionato con le migliori del girone.
Ce lo auguriamo tutti e sarebbe una svolta importante in questa fase della stagione.
Ma qualche dubbio che queste possibilità siano davvero così concrete in me permane.
A cominciare proprio dall’identità di gioco, di cui Aronica è ancora alla ricerca.
Il tecnico palermitano, da quando a settembre ha assunto la guida della prima squadra, ha variato parecchi sistemi di gioco, in parte per trovare quello giusto rispetto alle caratteristiche dell’organico a sua disposizione, ma in realtà principalmente, a mio avviso, per adattarsi a quelle dell’avversario di turno.
Si è passati dall’iniziale 4-4-2 al 4-3-1-2, per poi rispolverare per qualche gara il 4-3-3, in base al quale quest’estate era stata costruita la squadra, salvo poi cambiare ancora, utilizzando il 4-2-3-1 e, a gara in corso, anche il 4-2-4 ed il 5-3-2, per poi pervenire nelle ultime due gare al 3-4-1-2.
Quest’ultimo, utilizzato per la prima volta al Cibali per mettersi a specchio con i padroni di casa, deve aver convinto Aronica, malgrado la sconfitta, tanto da farglielo riproporre con il Latina.
In realtà, benché tra le righe Aronica lo ha velatamente lasciato intendere, non sappiamo ancora se sarà questo il sistema di gioco definitivo, ossia quello che sarà utilizzato come sistema base da qui fino al termine della stagione, oppure se il Trapani continuerà ad essere una squadra, che, come ha argutamente osservato Roberto Boscaglia, “non ha un sistema di gioco predefinito ma lo varia spessissimo, avendo un organico che glielo consente”.
Ma se questo aspetto, da un lato, mette in evidenza le virtù “camaleontiche” della squadra, capace di interpretare più sistemi di gioco, così da adattarsi, in fase difensiva, alle caratteristiche dell’avversario di turno, dall’altra può costituire un limite, perché il cambiare continuamente assetto finisce con l’incidere negativamente sull’efficacia e la fluidità della manovra offensiva.
Le prossime gare ci diranno certamente di più in tal senso, anche perché due fatti di natura tattica e tecnica vanno evidenziati, a mio avviso:
1)l’arrivo del difensore centrale Malomo, oltre a dare centimetri e fisicità in terza linea, consente ora ad Aronica di potere impostare una difesa a tre centrali di indubbio valore, almeno sulla carta, con Celiento e Silvestri ai lati dell’ultimo arrivato, tale da potere sperare di ridurre il numero delle reti subite dai granata, ben 19 fino a questo momento;
2)sulla scorta di quest’auspicabile capacità di maggiore tenuta difensiva, si potrebbe pervenire ad assestare in via definitiva anche il centrocampo, che finora è stato un po’ a tre ed un po’ a due centrali, scegliendo la seconda soluzione, se si vorrà proseguire col 3-4-1-2, con tutte le conseguenze del caso sul mercato di gennaio, qualora si decidesse di intervenire, come appare probabile, anche in quella zona nevralgica del campo.
L’unica certezza della visione tattica di Aronica è ad oggi l’assetto del reparto d’attacco; non lo ha mai cambiato: due punte centrali ed un trequartista alle loro spalle.
Non ne abbiamo uno di ruolo e dunque vi sono stati adattati prima Kanoute e dopo Bifulco, ma anche qui credo che a gennaio qualcosa potrebbe essere fatto.
Infine, qualora Aronica, come a me sembra, continuasse a ritenere prioritario nella scelta del sistema di gioco l’adattarsi alle caratteristiche dell’avversario, piuttosto che privilegiarne uno fisso, con cui sviluppare una ben precisa manovra offensiva, allora sempre nel mercato di gennaio bisognerà pensare a mantenere l’attuale poliedricità dell’organico, magari ottimizzandola con innesti mirati nei tre reparti, in base a quanti e quali sistemi di gioco si vorrà continuare ad adottare e/o a quale tipo di manovra si vorrà sviluppare in fase di costruzione del gioco. Aspetti, questi, che non possono essere trascurati e sui quali non si può tardare oltre nel prendere una decisione definitiva.
Anche perché ad oggi, malgrado possiamo vantare il secondo miglior attacco del girone dietro il Benevento con 31 reti segnate, abbiamo dei problemi in fase difensiva, come detto, a cui stiamo cercando di porre rimedio.
A Catania, in campionato, ad esempio, abbiamo preso il secondo goal con tutta la difesa schierata (a 5) e poi non abbiamo saputo costruire nulla, a parte l’occasione di Kanoute nel finale. Dunque è anche un problema di uomini e non solo di sistemi di gioco.
Ci siamo poi accorti sabato scorso che non era il Latina l’avversario per testare la tenuta e l’efficacia del nostro nuovo sistema di gioco in entrambe le fasi di gioco.
Dovremo rivederlo, come detto, in gare con avversarie più toste e tetragone.
Certamente, ad oggi, non siamo da primo posto. Sicuramente da play off.
In quale posizione della relativa griglia però lo cominceremo a capire dopo le prossime quattro gare, a cominciare da quella di sabato 30 novembre a Bari, contro l’Altamura.
Francesco Rinaudo