Frank Domicolo, mediano autentico classe ‘78, cursore sanguigno, dedito alla causa granata a tutto cuore, oggi dalla sua Newport Beach (un centinaio di chilometri a sud di Los Angeles, ove lavora in ambito familiare nel settore della ristorazione) e in vacanza nella sua terra d’origine (Trappeto, ndr) non ha perso un istante per tornare più volte a Trapani a trovare amici, a visitare la città e a parlare, calorosamente, dei bei tempi che furono.
Frank ha indossato la casacca granata per cinque stagioni sportive, dall’Eccellenza alla C1. Ricordi indelebili che hanno contrassegnato la sua esperienza calcistica dai polverosi ed arcigni campi sportivi di paese al professionismo. Unico, grande, rammarico non aver fatto la serie B col Trapani come alcuni dei suoi grandi amici: Daì e Pirrone.
“Ricordo la finale playoff giocata con la fascia da capitano (nella foto) contro l’Avellino, che ci diede la promozione in C1.È stato un sogno – ricorda Frank, con grande soddisfazione -, la parentesi più bella della mia carriera calcistica. A Trapani ho avuto tante soddisfazioni personali e dal punto di vista umano, in una città che mi ha dato tanto .A distanza di anni a Trapani mi trovo come a casa, e sempre in compagnia di veri amici.
Uno dei rammarichi più grandi che ancora ricordo con un pizzico di amarezza – aggiunge il mediano – è quello di non aver potuto giocare la gara di ritorno contro il Lanciano per la B. Inspiegabilmente, dato che giocai tutte le gare dei playoff… ci sono rimasto male!”.
Un bel periodo, quello trascorso col Trapani da Domicolo, coronato dalla vittoria ai playoff in Eccellenza; il ripescaggio dalla Dalla C2, la conquista della C1 e …un campionato gettato alle ortiche, quello 2011-2012, che ci vide sfiorare per ben due volte la B in campionato, vinse lo Spezia alla fine, ed ai playoff che videro l’esplosione di gioia del Lanciano, di Gautieri e Pavoletti, proprio al Provinciale.
“Di quell’intenso periodo vissuto giocando col Trapani – aggiunge il nostro Frank – mi è rimasto un gran rapporto e legame di amicizia con Daì, più di tutti, Madonia, Pirrone e Gambino.
Una forte emozione la provai quando giocavamo in D, alla vigilia della gara contro il Milazzo – i mamertini vinsero il campionato, ndr): non avrei dovuto giocare. Boscaglia durante gli allenamenti settimanali neanche mi guardava. Qualche attimo prima di scendere in campo, mi trovavo ancora nella sala massaggi, nella stanza entro il mister, chiese al massaggiatore di lasciarci soli e mi disse: «so che non ti aspettavi di giocare; scendi in campo e macina tutti!». Vincemmo quella partita, diedi tutto, come ho sempre fatto, correndo a mille”.
Passano gli anni, i decenni, e nel calcio, come nella vita, quanto si costruisce attimo dopo attimo si distrugge in un frangente. Basta poco.
I bei tempi, rimangono unicamente dei ricordi. Oggi il Trapani non c’è più, nessun campionato vede in campo la maglia granata della città falcata.
“Il Trapani ha avuto un inizio difficilissimo – aggiunge Domicolo -, e sicuramente è stato penalizzato da un mercato fatto non all’altezza e in ritardo. La squadra ha faticato tanto a trovare un’identità, in una piazza che con la B ritrovato era diventata esigente. La delusione è stata tanta e sono bastati un paio di personaggi poco seri per cancellare quindici anni di sacrifici.
Sacrifici che sono stati fatti giorno dopo giorno da tutti: dai magazzinieri ai tifosi, dalla proprietà a noi giocatori.
Il mio augurio – conclude Domicolo – è che quanto prima qualche imprenditore possa riportare il Trapani dove merita. E sinceramente ritengo che con De Picciotto, che so essere molto intenzionato a fare calcio e imprenditoria a Trapani, al comando, insieme alla collaborazione col Dattilo, la maglia granata possa e bene tornare a fare parlare di sé”.