Prese la squadra tra i dilettanti e la portò a un passo dalla serie A. malato da tempo si è spento all’età di 81 anni
Da La Repubblica del 19 Luglio 2022
“Il discorso del Presidente”. Sarebbe questo il titolo da attribuire alla vita di Vittorio Morace, che si è spento nella sua residenza spagnola dopo una lunga malattia. Aveva 81 anni e nella sua esistenza aveva sicuramente raggiunto traguardi più importanti dell’essere proprietario di una squadra di calcio. Quell’episodio, però, rappresenta per intero la sua cifra umana e il rapporto che coltivava con i dipendenti delle sue aziende.
Era l’11 giugno del 2012 e il Trapani aveva appena perso, contro il Lanciano, la finale per la promozione in serie B, in circostanze rocambolesche. Morace entrò nello spogliatoio e trovò tutti i giocatori e gli allenatori in lacrime. Solitamente pacioso e dai toni molto umani, ebbe un sussulto e alzò la voce. “Non si piange per il calcio e per una sconfitta – disse – perché c’è sempre un domani. L’anno prossimo ci riproveremo e vedrete che riusciremo ad acchiappare questa benedetta serie B. Adesso, basta lacrime. Andate a farvi la doccia e tornate dalle vostre famiglie, dai vostri figli. Non voglio vedere più nessuno piangere”.
Ancora oggi, molti di quei calciatori, ripensando a quel pomeriggio, si commuovono. E considerano quel discorso la pietra miliare della promozione in B, che effettivamente si avverò undici mesi dopo. Ricordare Vittorio Morace è certamente considerare il ruolo fondamentale che ha assunto negli ultimi decenni a Trapani, mettendo in risalto le sue qualità di imprenditore, che gli hanno consentito la costruzione e il consolidamento di una società come la Liberty Lines. L’unico vettore che consente il collegamento con le Isole Egadi, capace di dare molti posti di lavoro nel territorio.
Nell’ultima parte della sua vita, è stato coinvolto anche in vicende giudiziarie (con la stessa Liberty Lines), che hanno gettato un’ombra sul suo operato. Un passaggio che gli ha provocato grande dispiacere e la cui verità dovrà essere accertata. Per i trapanesi rimarrà sempre “il Comandante” (gli piaceva molto essere chiamato così), l’uomo che regalato la serie B per la prima volta alla città, che fuggiva dalle situazioni d’ansia che il calcio provocava. La percezione che rimarrà è quella di una persona onesta, di poche parole, con la necessità intima di rimanere dietro le quinte, di non apparire.
Una volta, Serse Cosmi disse di lui: “Trapani è l’unica piazza di calcio al mondo in cui l’idolo non è un calciatore o un allenatore, ma il presidente. Incredibile”. E’ vero. E’ rimasto idolo fino alla fine, e la convinzione generale è che se non l’avesse colto la malattia, il Trapani non avrebbe fatto questa fine. Quando lo si andava ad intervistare, alla fine, pregava i giornalisti: “Rimanga un altro po’ qui con me. La vostra presenza mi rilassa, vi faccio portare un altro caffè”. Unica debolezza, il giro di campo che qualche volta si concedeva prima delle partite con la moglie Anne Marie. Rimane un ricordo tenero anche di quel momento.