Difficile orientarsi in quest’ultimo pezzo di stagione, che non ha alcun precedente, per la maniera in cui si svolgerà, e oggettivamente non offre riferimenti per comprendere quale possa essere il suo sviluppo.
Dalla gara di sabato scorso, abbiamo appreso qualche certezza: uno, il Trapani è una squadra viva, e ancora conserva una buona dose di fiducia nei propri mezzi, viatico fondamentale per poter ancora credere nella salvezza;
due, il Trapani è una squadra che gode di una buona condizione fisica: vero, non ottimale, ma molti dei nostri hanno già gamba per reggere dignitosamente i novanta minuti;
tre, Castori ha ritrovato il suo gruppo con l’identità con cui l’aveva lasciata: sia dal punto di vista tattico che sul profilo emozionale, al di là di come si voglia valutare la prestazione contro il Frosinone, è stato un Trapani che ha ripreso idealmente, nello spirito e nel modo di stare in campo, dal punto in cui ci aveva lasciato in quel pomeriggio di Empoli del 7 marzo scorso.
Credo che il 90 per cento di noi, al termine della gara contro il Frosinone, abbia pensato la stessa cosa: è un peccato che il Trapani non sia questo dall’inizio. Se così fosse stato, la nostra posizione di classifica sarebbe ben diversa. E’, però, una riflessione oziosa, perché guardare al passato oggi non ha alcun senso.
Oggettivamente, la squadra, ora, ha bisogno di un salto di qualità. Per tutto il corso della stagione già vissuta, siamo stati abituati a considerare il Trapani come una squadra fragile dietro, troppo incline a prendere gol. La gara di sabato scorso ha segnato un altro punto a favore del lavoro di Castori: concedere poco o nulla al Frosinone non era affatto scontato.
Per agguantare i playout, però, c’è bisogno di qualcosa in più, di un valore aggiunto di cattiveria nel cercare la porta. Servono punti e gol, serve vincere spesso, serve convinzione di poter compiere un capolavoro. La squadra deve trovare dentro di sé quella voglia di stupire che in alcune occasioni ha costituito la strada maestra.
In questo senso, la stella polare rimane la gara interna contro l’Ascoli del 18 gennaio scorso. Ricordate? Sull’1-1, all’inizio della ripresa, il Trapani si ritrovò in dieci per l’espulsione di Grillo. In quel momento, quando tutti ci saremmo attesi un cambio e l’inserimento di un difensore, Castori si alzò alla panchina e chiamò allo schieramento un inedito 4-3-2.
Il messaggio alla squadra si rivelò vincente. Tre a uno e confronto diretto con i marchigiani pareggiato. Rimane quello l’esempio più fulgido da ripercorrere per trovare l’animo adatto per le ultime nove gare. Stretta all’angolo, la squadra, nel momento di maggiore difficoltà, la squadra seppe tirare fuori il meglio di sé, sull’onda di una buona dose di sfrontatezza ma non di incoscienza. Se il Trapani ha dimostrato di possedere questa capacità, è il momento di tirarla fuori.
Non sono affatto d’accordo con chi, analizzando la gara contro il Frosinone, ha parlato di mancanza di coraggio dei granata. Soprattutto facendo riferimento ad aspetti tattici, il cui cambiamento avrebbe mutato ben poco l’andamento di una gara sostanzialmente bloccata. E’ vero, invece, che per provare a compiere un capolavoro, è necessaria una dose di coraggio supplementare nell’interpretazione dei momenti della gara. Non esistono altre strade per provare a salvarci sul campo. Il resto si vedrà.
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