Il Trapani è tornato da Venezia con l’amaro in bocca per il risultato maturato sul campo e per il grave infortunio occorso a Moscati. Un pareggio immeritato per i lagunari, passati in vantaggio per un’azione casuale e sfortunata per i granata.
L’unica volta in cui il Venezia ha varcato seriamente la linea che delimitava gli ultimi sedici metri, ovvero l’area di rigore del Trapani. Sfortunata perché scaturita dal cambio forzato di Moscati con l’ultimo arrivato dal mercato di riparazione, Kupisz. Costretto a subentrare a freddo e preso in controtempo dall’inserimento di Aramu.
Per la serie che la stagione del Trapani procede sempre bene in quanto a sfiga. Ma tuttavia il bicchiere di Venezia non è mezzo vuoto, bensì è mezzo pieno stavolta.
Nonostante gli episodi contrari, infatti, si è vista ancora di più la mano di Castori. Dopo la vittoria significativa, guadagnata in 10 contro 11 per un tempo contro l’Ascoli, Pettinari e compagni si sono ripetuti anche in laguna sul piano della prestazione.
Trapani gagliardo, snello, con il ritmo necessario per dominare per quasi tutta la partita un modesto Venezia.
Alla fine è mancato solo il gol del sorpasso e un pizzico di maggiore cattiveria sottoporta. Ma il Trapani ci ha provato in tutti i modi fino alla fine, comprovando di poter davvero vender cara la pelle in questa lotta per non retrocedere.
Le cose che più ci stanno piacendo del nuovo mister sono le idee piuttosto chiare che dimostra di avere. Sin da subito si è scelto il sistema di gioco che riteneva adatto alla squadra, sin da subito ha indicato alla società i nomi di quei giocatori che gli servivano.
Tutta gente già pronta, allenata e di gamba. Gente che conosceva non per sentito dire, ma per averli allenati direttamente. E scusate se è poco questo. Quindi anche personalità oltre che competenza nel farseli prendere dalla società.
Perché è bene dirlo, finora tutti quelli che sono giunti sotto la sua gestione hanno fatto subito bene. A cominciare da Coulibaly, che è già diventato un titolare, per proseguire con Buongiorno (ottimo contro l’Ascoli), Dalmonte e adesso anche Kupisz.
Al di là dei giocatori, nuovi e vecchi, quello che più conta comunque è l’atteggiamento della squadra in campo. Ben diverso da quello tenuto nella prima parte della stagione con Baldini.
Il Trapani a Venezia ha fatto la partita, come se giocasse in casa. Ha preso gol ma ha reagito, stringendo d’assedio l’area avversaria.
Il Venezia ha dovuto rintanarsi sperando di farla franca sino alla fine. Batti e ribatti, però, l’incornata giusta di Pettinari è arrivata. Magari tardi, ma c’è stata. Fosse giunto prima il pari forse si poteva acciuffare anche la vittoria.
Invece è il Venezia che può dire di averla scampata bella, perché cosi ha potuto mantenere il vantaggio di 5 punti e girare a proprio favore anche il doppio scontro diretto (all’andata i lagunari avevano vinto a Trapani).
Ma ci sono ancora 17 gare da giocare e, se lo spirito granata dovesse essere sempre quello visto nelle ultime due partite, nulla sarebbe impossibile.
Le note dolenti che ci portiamo dietro da Venezia non si esauriscono con quello che abbiamo già raccontato. Ce n’è una che, gara dopo gara, sta cominciando ad insinuarsi come un fastidioso tarlo.
Ci riferiamo, senza se e senza ma, alle direzioni arbitrali che da un po’ di tempo ci convincono sempre meno. Quello arbitrale è un argomento scomodo, spinoso. Potrebbe concedere alibi quando non ce n’è di bisogno.
Ma come sottacere quello che sta accompagnando il Trapani in questa stagione? Al “Pier Luigi Penzo” i granata hanno reclamato per un rigore non concesso. Fallo di mani in area di Caligara quando il punteggio era ancora di 0-0.
E’ superfluo far notare che, se fai gol lì, l’andamento della partita cambia notevolmente. Caligara allarga il braccio intercettando il pallone, non fa nulla per evitare il tocco, ma è tutto regolare per il signor Ghersini e il suo assistente tra le proteste vibranti dei granata.
Purtroppo non è il primo caso avverso. Nella partita precedente era stato perfino espulso per doppio giallo Grillo per una leggera trattenuta a metà campo, che raramente viene sanzionata se il giocatore è già ammonito.
Ma potremmo citare il rigore concesso al Perugia, quello non concesso contro la Salernitana o il gol annullato a Pettinari in quel di Pescara. Solo per ricordare gli episodi più evidenti. Non ci piace fare i conti dei torti subiti, non è nel nostro stile, ma riesce difficile comprendere come si possa sbagliare sempre o quasi nella stessa direzione.
Il Trapani è penultimo con 19 punti. Sicuramente per suoi demeriti e limiti. Però provate ad aggiungere a questa classifica anche una sola parte dei punti volati via per queste errate valutazioni e scoprirete che forse il penultimo posto non sarebbe roba nostra. O certi distacchi sarebbero ridimensionati.
Così è difficile spuntarla, se il vento non cambia. Si dia una regolata chi è chiamato a prendere certe decisioni, in attesa del VAR che sarà adottato dalla prossima stagione. Sinceramente vorremmo esserci anche noi se ce lo dovessimo meritare sul campo.
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