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Shark, stagione trionfale. Le pagelle!

Stagione da record per Trapani cestistica, culminata con la conquista della Serie A nell’indelebile Gara 4 al PalaDozza contro la Fortitudo Bologna, con quella tripla di Imbrò da 9 metri per il +5 (57-62 a 40’’ dalla fine) che, di fatto, resterà nelle menti granata come il suggello per il piano di sopra. Al netto, di un Alibegovic da 25 punti (6/12, 4/7),  che chiuderà come MVP della partita e dell’intera serie finale. I numeri della cavalcata Shark sono impressionanti, 38 vinte ed appena 5 perse, tra stagione regolare, Orologio e Play-off. La A ottenuta, dopo ben 32 anni, e la SuperCoppa di inizio stagione in bacheca. Proviamo a dare le Pagelle dei granata.

J.D. Notae: nella Fase Regolare ha spesso timbrato il trentello (18.6 p.ti di media con il 63% da due) dimostrando di saper attaccare il ferro, gestendo anche il contatto. Più 1c1, meno tiro dai 6.75. Poi un Orologio dove si è un po’ perso, più a livello di determinazione. Infine, con Diana è cambiato ancora, prendendosi in generale più responsabilità, in particolare usando maggiormente il tiro da tre (36% su più di 6 tentativi a match). Semifinale e prime due gare di Finale da Marziano (con quei clamorosi 39 p.ti in Gara 1, di cui 29 consecutivi della squadra). Bene nei PO (16.5 p.ti). Qualche amnesia rimane, come gli ultimi due possessi difensivi in Gara 4 contro Bologna. Diamante, in parte ancora grezzo. Voto: 8.

Chris Horton: ad inizio stagione sembra divertirsi più a passare la palla che ad incidere a canestro. Poi, man mano che si avvicina la fase calda, inizia sempre più a mettersi in proprio, e chiude sia l’Orologio che i PO in “doppia doppia” di media. Costanza da categoria superiore, come il senso tattico sia in attacco che in difesa, con una predisposizione sul cambio difensivo contro i piccoli da stropicciarsi gli occhi. I rimbalzi e l’intimidazione in area colorata sono apparsi il suo marchio di fabbrica, ma è riuscito a mettere a referto anche il “ventello” quando serviva. In campo sembra passeggiare ma ha semplicemente tutto sotto controllo. Il Professore, e mai appellativo più azzeccato. Negli occhi i due recuperi da esterno, sul palleggio, a centrocampo che cambiano Gara 2 dei Quarti contro Piacenza. Un dato, la valutazione sempre superiore ai punti realizzati. Voto: 9.

Amar Alibegovic: spesso si abusa del termine “giocatore di categoria superiore”. Beh, nel suo caso semplicemente la realtà. Gioca dei Play-off da Stella assoluta, salendo ogni gara nel corso degli stessi. Chiude con la serie Finale contro la Fortitudo da Go to guy, quando affidargli la palla sembra come mettere soldi in banca, che poi sia in 1c1 fronte a canestro contro lunghi più lenti, o in avvicinamento contro esterni più piccoli … o con le triple da otto metri … il risultato è sempre lo stesso, ciuff. Ai PO viaggia con 16.2 p.ti (un irreale 67% da due), 36% da tre, 4.3 rimbalzi ed una certa sensazione di onnipotenza tecnica ed atletica. Da quintetto anche al piano di sopra. Voto: 9.

Matteo Imbrò: prima parte di stagione con diversi match di livello, poi qualche guaio al ginocchio ne frena le prestazioni, lasciandolo anche ai box. In generale ferma un po’ la palla, ma quando conta il suo tiro da tre (ed anche la capacità di trovare canestri in penetrazione in slow motion) è vitale. Alla fine perde un po’ di minuti in favore di Gentile ma quando questi si fa male ad inizio Gara 3 di Finale al PalaDozza, il buon Matteo si fa trovare pronto. Di fatto, decide col copia incolla (tradotto bomba da casa sua) le due gare più importanti (pur in momenti diversi) dell’annata, a Cantù e in Gara 4 a Bologna. Dinanzi ad ambienti infuocati. Talento e leadership. Voto: 7.

Marco Mollura: nei pronostici di inizio stagione, tanti si chiedevano quanto minuti potesse ritagliarsi in questo top team. Beh, per gran parte del campionato, in particolare sotto la gestione Parente, effettivamente pochi (a parte la grande performance balistica a Torino). Ed è chiaramente un giocatore che ha bisogno di minuti per incidere. Con Diana, complice il calo di Mian, ed in vista dei play-off, si ritrova in quintetto, ricambiando la fiducia concessagli, spesso prendendosi in consegna il Top Scorer di turno ma anche dando un buon contributo in attacco, da specialista del tiro dei 6.75. Grinta e determinazione, da sempre il suo biglietto da visita, gli fanno scalare parecchie gerarchie. Ed un tiro in costante miglioramento. Voto: 6.5.

Fabio Mian: stagione regolare convincente, quando col suo tiro dalla distanza si dimostra affidabile, per gran parte dell’anno ben sopra il 40%. Beneficiando sia del gioco in transizione della squadra che gli apre lo spazio per tiri non contestati, sia dei passaggi dal pick and roll di Horton che, chiuso in area, gli regala conclusioni aperte dall’angolo. Via Parente, coach Diana continua a dargli spazio ed il quintetto ma il buon Fabio cade in un vortice dal quale non si solleverà più, perdendo fiducia e minuti. Di fatto, PO deludenti, i suoi tiri finiscono sempre sul ferro ed, in difesa, spende falli senza un’idea dietro. Voto: 5.5.

Pierpaolo Marini: arrivato come Top Player, delude un po’ le premesse, pur essendo abituato a giocare in gruppi con talento diffuso. Nell’ultima annata a Treviglio aveva più conclusioni e responsabilità, nella stagione con gli Shark soffre un po’ la distribuzione dei minuti, prima nello starting five, poi dalla panchina. Quando i giochi sono rotti, è uno dei pochi cui affidare la palla per creare qualcosa dal nulla, specialità dove è maestro per via di un’attitudine offensiva da campetto, nel senso buono. Se invece si pensa ad un giocatore dai tiri puliti, direi di rivolgersi altrove. Qualche lampo, non raggiunge la doppia cifra di media nelle fasi ad Orologio e PO. In Gara 4 di Finale contro la Fortitudo, contro la difesa di Caja, mette dei canestri vitali. Bravo a prendersi fallo, meno nel tramutare i liberi. PierPazzo, anche qui azzeccato. Voto: 6.

Joseph Mobio: anche lui arrivato come big, si conferma di certo amuleto per la promozione (l’ennesima) ma forse non pronto, tecnicamente, per un ruolo in campo da leader. Fin quando non c’era Alibegovic, ha giocato tanto, ha messo a segno qualche buona prestazione ma, in generale, mai in doppia cifra di media nelle varie fasi del campionato. Atletico, efficace in difesa contro tutti, qualche stoppata siderale ma, in attacco, troppo poco tiro per essere quel 4 atipico del basket moderno, e troppo timido sia a giocare in post basso sia ad attaccare fronte a canestro in 1c1. La poca pericolosità offensiva si è tradotta in una casella dei falli subiti spesso vuota. Con Alibegovic, di fatto è andato sotto i 10’ di parquet, spesso senza colpe specifiche, magari potendo giocare di più in quintetti atipici. Nei PO qualche buon segnale lo ha dato, ma ormai i buoi (ed i minuti) erano scappati. Voto: 6.

Stefano Gentile: grande acquisto in vista dei Play-off, all’inizio è sembrato essere più dentro i meccanismi della squadra rispetto ad Alibegovic, poi esploso. Il suo apporto non va visto con le semplici statistiche, perché ha gestito i ritmi ed i possessi con gran sagacia, distribuendo cioccolatini ai compagni. Certo, in attacco ha fatto poco, ma forse non gli si richiedeva tanto, prova ne sia che ha anche tentato la conclusione con parsimonia. Se Gara 2 di Finale contro la Fortitudo, per molti, è stata determinante sull’esito complessivo della serie, tanto lo si deve a lui, vedi la tripla allo scadere del secondo quarto, e lo sfondo subito da Bolpin nel finale di match. Punto fermo della prossima Serie A. In Gara 3 e 4 avrebbe fatto comodo contro la pressione di Caja. Voto: 6.5.

Rei Pullazi: pupillo della piazza, uomo spogliatoio, in campo ha fatto il suo, con pregi e difetti. Bravo e convincente quando da “quattro” si apre per colpire, col suo tiro da tre, i più lenti lunghi avversari (alcune partite le ha vinte da solo, come a Rieti), meno abile a chiudere di potenza in post basso, anche sui cambi, quando spesso si intestardisce. Apprezzato da Diana nei quintetti piccoli per la capacità di tenere in difesa (non sempre a dire il vero), alla fine il suo contributo lo ha dato. Voto: 6.

Andrea Renzi: stagione non facile per il lungo di Trapani che, abituato al ruolo da prima punta, si è dovuto calare in quello da specialista che non è proprio nelle sue corde. Qualche buona partita, in fasi poco determinanti, l’ha prodotta, facendo male col suo tiro (e polpastrelli) da categoria superiore, a volte anche in doppia cifra. Nelle partite che contavano davvero, invece poco utilizzato, per via di attitudine difensiva rivedibile, e poi con Horton davanti era difficile pretendere altro. Infine con l’arrivo di Alibegovic (che ha fatto anche il “cinque”) il game over per Renzi è stato inevitabile, al di là dell’infortunio finale. Voto: 6.

Yancarlos Rodriguez: ruolo ben definito, quello di cambio del play titolare. Il compito lo svolge bene, appare più pulito nella gestione della squadra rispetto agli anni passati dove, con più minuti e responsabilità, andava spesso fuori giri. Carattere da vendere, non a caso timbra a referto delle buone gare sia nella vittoria di Cantù in stagione regolare, sia in Gara 4 nell’inferno del Paladozza, quando oltretutto non veniva convocato da due mesi. Sufficienza guadagnata. Rimane ai box tante settimane, ad inizio anno, per un guaio ad una mano. Voto: 6.

Fabrizio Pugliatti: poco spazio. Voto: n.g.

Andrea Diana:compito difficile per lui. Arriva con la seguente alternativa: vincere o vincere! Tiene bene la pressione, apparendo sereno per tutta la sua gestione, in campo e non. Trova via via gli equilibri (ed i giusti minutaggi) e riesce ad inserire due giocatori arrivati poco prima dei PO, in un gruppo già vincente, cosa non facile. Al di là dell’Orologio, perde Gara 3 a Piacenza nei Quarti di Finale e medesima Gara a Bologna in Finale. Dopo la prima, è bravo a dire “la sconfitta ci arricchirà”, poiché i fatti narrano di un’ottima Gara 4 contro l’Assigeco, un’eccezionale Semifinale contro Verona ed una Finale forse non giocata al meglio delle proprie potenzialità ma, si può dire, in controllo, compresa la partita decisiva, dove la squadra è riuscita a reagire dopo la sconfitta di due giorni prima. Seconda promozione in carriera, sempre contro la Fortitudo. La Storia è dalla sua. Voto: 8.

Salvatore Barraco