I fatti dicono che il Trapani di Morgia ormai non sa più vincere. Girala come vuoi. Covid, infortuni, squalifiche, errori, varie ed eventuali, ma non si vince dalla gara di Giarre del 13 marzo scorso. Da quel 2-1, tirato per i capelli, sono passate ben altre sei partite senza lo straccio di un successo. Cinque pareggi e una sconfitta contro la Cavese (netta!), questo è il bottino dell’ultimo Trapani. Se non è un crollo verticale questo, ci siamo molto ma molto vicini. Fortuna che quelle dietro sono avversarie improponibili, per cui ipotizzare una loro rimonta sui granata pare davvero impresa titanica. Altrimenti, con questo rendimento e con tutti questi assenti, ci sarebbe da stare davvero poco tranquilli.
La situazione. L’ultimo pareggio ottenuto per 0-0 sul campo del San Luca ha portato i granata a 36 punti, con un vantaggio sulla quindicesima che adesso è sceso ad 8 lunghezze. Comunque in questo momento il Giarre, che occupa proprio quella posizione, non disputerebbe i playout perché ha un vantaggio sulla diciottesima, ovvero il Troina, di 12 punti e quindi, da regolamento, gli spareggi non verrebbero disputati in quanto il distacco tra le due formazioni che dovrebbero sfidarsi è inferiore agli 8 punti previsti come limite. Retrocederebbero direttamente Biancavilla e Troina, mentre l’unico playout che si disputerebbe è quello tra Castrovillari e Rende. In questo caso il vantaggio del Trapani sulle due è di 9 punti sulla prima e di 12 sulla seconda. Insomma i distacchi sono rassicuranti, a patto che non si “sbrachi” totalmente nelle ultime sette partite che rimangono da disputare. E di queste, quattro il Trapani le giocherà al Provinciale. Detto ciò, rimane immutato il giudizio negativo sul girone di ritorno sin qui disputato da Pagliarulo e compagni. Chi si accontenta degli alibi può parlare di sfortuna, perché dover rinunciare nell’ultima trasferta a otto calciatori contemporaneamente non è roba di tutti i giorni. Morgia e il suo staff, però, devono cominciare a riflettere sulla frequenza di tutti questi ko fisici e sulle difficoltà evidenziate nei tempi di recupero, nonché sulle ricadute.
Il crollo. Il dato negativo innegabile è che il Trapani, dopo l’inizio promettente seguito all’arrivo di Morgia, si è completamente arenato alla ripresa del proprio cammino in campionato. Diremmo quasi che “la grande illusione” è durata un battito di ciglia, in senso metaforico. Morgia, dall’alto dei suoi 71 anni, sembrava aver portato con sé un’apprezzabile sistema di gioco e di conseguenza quell’entusiasmo utile a superare limiti e difetti di costruzione di questa squadra. E’ il riassunto di questo Trapani che ne esce male un po’ in tutte le sue componenti: giocatori, tecnico e anche società. Si, anche la società. Finito il tempo del ringraziamento per lo spostamento del titolo nella città capoluogo, dall’ex dirigenza del Dattilo ci si aspettava oggettivamente di più. Ha fatto molto meglio in definitiva la scorsa stagione il Dattilo dall’alto delle sue logiche fragilità di neopromossa, capace di sfiorare i playoff, che questo Trapani ibrido. Costruito nelle intenzioni per lottare con le prime della classe, magari fino alla fine del campionato, e adesso mestamente impantanato nei bassifondi della classifica. Certo ci si aspettava di più anche da alcuni giocatori giunti nella città falcata con buone credenziali per la categoria. Uno su tutti quello che ne doveva essere l’attaccante principe, ovvero Francesco De Felice. Giunto a Trapani con il biglietto da visita dei suoi 13 gol realizzati in 25 partite nella scorsa stagione e invece rivelatosi un corpo estraneo. Appena 7 gol, pochi su azione. Ma è un po’ tutto il reparto d’attacco a deludere, soprattutto in questa ultima fase della stagione. Il Trapani stenta a far gol, probabilmente anche a causa di un centrocampo che non è mai riuscito fino a questo momento a trovare una sua stabilità. E forse è proprio questo il reparto costruito peggio in sede di mercato. Laddove spesso vengono utilizzati fuori ruolo alcuni elementi nel tentativo di trovare l’assetto meno deficitario o di turare le falle che qua e là si sono finora aperte. Infine, la squadra nel suo insieme ha spesso mostrato una scarsa personalità: finendo per soffrire la maggiore aggressività degli avversari, specie in trasferta. E in questa categoria, se non cerchi di compensare i problemi tecnico-tattici che hai con un briciolo di carattere, di strada ne fai poca.
Il finale. Adesso quello che rimane è chiudere al più presto il capitolo salvezza, l’unico obiettivo possibile ma non quello prefissato. Mettere al sicuro la categoria e cominciare sin da subito a pensare a quel che si dovrà fare in vista della prossima stagione per non ripetere gli stessi errori. Anche nel caso di nuove forze che dovessero pensare mai di entrare a far parte del progetto, non c’è tempo da perdere. Programmare subito per far bene domani. In pratica quello che non si è potuto fare l’anno scorso per i noti tira e molla che ci sono stati e che hanno indotto i dirigenti del Dattilo ad intraprendere da soli l’avventura-Trapani. Sfidando una realtà forse troppo pesante per loro sul piano delle pressioni. Una lezione, se vogliamo, severa ma inevitabile, che dovrà portare a decisioni tempestive della società, perché sembra inutile trascinare ancora l’equivoco. Il Trapani avrà bisogno di mani, se non floride, quantomeno sicure. Non ci sono storie.
Massimo TANCREDI