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Trapani, cosa vuoi fare da grande

Ritrovare il “nuovo” Trapani dopo 12 giornate a -18 punti dalla prima della classe non è certo una di quelle cose che potevamo aspettarci alla vigilia di questo campionato. Ebbene, invece, la situazione è purtroppo questa. La classifica impietosa e cinica recita proprio così: primo Gelbison Cilento con 32 punti, dodicesimo Trapani a 14. Un pianto greco in piena regola. E le “brutte” notizie non si fermano qui, perché appena quattro punti più in basso c’è l’oblio dei playout. Il peggio del peggio. Non è servito, a quanto pare, nemmeno il cambio di panchina per scuotere la squadra. Anzi le difficoltà sono persino aumentate, soprattutto in attacco. Con Criaco alla guida, il Trapani in campionato non ha vinto uno straccio di partita e ha segnato soltanto due reti. Ridestando formazioni in difficoltà come Troina, Biancavilla o Castrovillari, come prima aveva fatto anche con Moschella tra l’altro. Dopo 12 partite comunque un primo bilancio si può cominciare a fare. La prima considerazione spontanea è rivolta alla società, che deve riuscire presto a capire cosa realmente vuole fare o cosa può fare. Deve decidere soprattutto cosa fare da grande. E per far questo deve pronunciarsi in maniera netta su chi puntare per condurre questa squadra. Dall’esterno la posizione instabile o ambigua di Criaco in panchina (rimane o non rimane?), non trasmette un’immagine di professionalità e idee chiare. Quindi che si cominci a dare stabilità al progetto tecnico una volta e per tutte. Sempre che un vero progetto tecnico ci sia davvero. Non si può certo continuare a navigare a vista, il calcio di oggi non te lo permette.

Squadra mediocre? Sulla squadra, invece, chiaramente con questi risultati le valutazioni non possono che essere negative. Probabilmente è stata sopravvalutata in sede di pronostico, mentre adesso sta risultando in tutta la sua evidenza una certa mediocrità generale. La cosa più preoccupante è che questa mediocrità si sta manifestando in tutti i reparti. Si è già detto di un attacco che non segna, ma è vero che il centrocampo non costruisce e non copre a sufficienza. Mentre in difesa gli errori decisivi si verificano puntualmente in ogni partita. Poi ci sono anche i limiti caratteriali: il Trapani soffre in modo particolare le trasferte sui campi delle squadre che lottano per la salvezza. Facendosi sovrastare spesso anche sul piano della costruzione di gioco e occasioni. Qualche dubbio comincia a trapelare anche sul modulo tattico riproposto sempre finora da Criaco. Il 4-2-3-1 non sembra il vestito più adatto per questa squadra, visto che oltre a non produrre, il centrocampo, con soli due uomini, va spesso in difficoltà. Ci vorrebbero trequartisti capaci di rivestire il doppio ruolo di attaccanti e difensori, capaci di tornare sistematicamente a dare manforte ai due mediani. Ma il Trapani non li ha e quindi si soffre sempre e contro chiunque. Del resto le 7 partite senza nessuna vittoria, al momento in cui scriviamo, qualcosa vorranno pur dire. Non sappiamo quanto possa essere utile continuare a proseguire su questa strada, soprattutto ora che la classifica si è fatta preoccupante e cominciare a guardarsi alle spalle, con un briciolo di umiltà in più, sarebbe quanto mai opportuno. Le prossime saranno settimane complicate e importanti per questo calcio trapanese “new age”, comandato da gente che evidentemente a questi livelli e a queste latitudini dovrà farsi ancora le ossa. Ma che facciano in fretta perché i rischi di implodere sono tanti.

                                                               Massimo TANCREDI