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27-8-19 Forza Trapani è anche Online
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Un inizio di stagione così deludente per il calcio trapanese non se lo sarebbe immaginato nessuno.

Gli auspici ad inizio stagione erano ben diversi:
con il cambio di denominazione sociale, da s.s.d. Dattilo a F.C. Trapani 1905, sembrava che si potessero porre le basi per una graduale ma costante crescita, tale da riportare in un tempo più o meno breve i colori granata fra i professionisti.

Ed in questo campionato di serie D, il primo, pur se fra i dilettanti, dopo un anno trascorso senza la maglia granata in campo, il Trapani, ex Dattilo, si proponeva non di essere immediatamente promosso in C ma quantomeno, in accordo con quel principio di gradualità sopra ricordato, di disputare una stagione comunque competitiva, tale da fare stazionare stabilmente la squadra a ridosso delle prime tre/quattro posizioni della classifica.Ciò per due ordini di motivi:

  1. perché la società cara al Presidente Mazzara era ben consapevole che, con la scelta di fare rivivere il calcio a Trapani, si sarebbe proiettata comunque in una dimensione fino a quel momento mai vissuta prima, malgrado la militanza in serie D l’anno precedente con i colori del Dattilo e dunque senza comunque possedere una sufficiente esperienza nella gestione di questo tipo di campionato, il primo “nazionale” e di livello semiprofessionistico, dopo quelli regionali a livello dilettantistico, ma con tutto che ciò che sta attorno completamente cambiato rispetto alla stagione precedente.
    Un minimo di apprendistato sarebbe stato indispensabile e, dunque, appariva una scelta saggia quella di partire, tenendo un profilo basso, senza fare proclami e senza promettere l’impossibile.
    Una cosa è infatti disputare la serie D da matricola e senza alcuna pressione esterna, come era accaduto fino alla stagione precedente al neo promosso Dattilo, un’altra è farlo, chiamandosi Trapani ed indossando la maglia granata: cambiano, appunto, le aspettative e l’ambiente esterno, ma anche e soprattutto gli impegni di spesa.Per non parlare poi dei rapporti con calciatori di fatto professionisti e con una tifoseria molto presente sia allo stadio che fuori; tutte situazioni nuove, ben diverse dalla precedente dimensione, caratterizzata da una conduzione a livello semi-familiare, sia pure esercitata con la massima oculatezza finanziaria.
  2. perché la scelta di imbarcarsi in questa non facile avventura è stata compiuta dai soci dell’ex Dattilo non con gli occhi bendati ma sulla base di un supporto esterno, fornito da chi non ha dimenticato i suoi trascorsi qui in Città (leggasi Daniele Faggiano), grazie al quale sono arrivati degli sponsor, che hanno garantito il 65% circa del budget annuale, consentendo in tal modo ai soci dell’ex Dattilo di potersi impegnare finanziariamente solo per il residuo 35%, percentuale, questa, ritenuta sostenibile da Mazzara e soci, viste le loro limitate possibilità di spesa e di investimento.

Dunque, siglato a settembre questo tipo di accordo, le coperture di spesa per l’intera stagione agonistica sono state trovate, anche grazie all’apporto esterno di un imprenditore locale (leggasi Andrea Bulgarella), che ha consentito delle economie di spesa in materia di logistica.
C’erano quindi le condizioni per potere disputare in tranquillità il campionato in corso, concentrandosi solamente sugli obiettivi agonistici, quelli di classifica.
Peccato però che le cose non siano andate come si pensava.
A cominciare dalle scelte iniziali, sia tecniche che di mercato.
Sempre attraverso l’appoggio esterno delle due figure citate, è arrivato in Città a fare il mercato Antonello Laneri, che non è mai stato tesserato dalla società, risultandone semmai un consulente esterno; e già questa appare un’anomalia, che si può spiegare solo in termini di economia di spesa.
Ma la sua presenza in Città ha avuto comunque come immediata conseguenza quella di avere individuato dei nomi precisi per la figura di allenatore e per l’idea di squadra, che ne doveva conseguire.
Fatto sta che i proprietari della società, per evidenti limiti di spesa, hanno preferito puntare su un allenatore di loro diretta conoscenza, probabilmente economicamente meno costoso di quelli proposti da Laneri, ma anche con idee evidentemente differenti circa i nomi dei calciatori con cui comporre la rosa.
Da questo primo strappo, da questa prima contraddizione, le cose hanno cominciato a funzionare male.
L’organico che ne è scaturito è probabilmente il frutto di un compromesso, più che di un’identità di vedute, fra le figure esterne che hanno supportato la società da un lato e soci ex Dattilo ed il loro allenatore dall’altro.
Ed a nulla è valso il cambio alla guida tecnica, malgrado Criaco sia invece un allenatore giunto a Trapani proprio grazie a Laneri ed inizialmente messo lì a fare il secondo di Moschella.
Lo strappo si è inoltre consumato anche nella scelta iniziale di alcuni collaboratori della società e si è acuito anche a causa della limitata capacità finanziaria degli attuali proprietari, che hanno sulle loro spalle la gestione complessiva della società stessa.
Moschella non ha portato con se alcun collaboratore. Criaco, promosso a primo allenatore, non ha allo stato un suo secondo. E questa situazione dei quadri tecnici ha di certo una ricaduta negativa sul lavoro quotidiano in campo.
Gli unici due collaboratori tecnici presenti (preparatore atletico e dei portieri) erano già tesserati fin dai tempi del Dattilo e dunque non hanno costituito una nuova voce di spesa.
In società, inoltre, non è presente una figura autorevole di riferimento, perché legittimata dalla società, come ad esempio quella di un D.G., in grado di tenere in modo univoco i rapporti fra lo spogliatoio e la società stessa.
Nè tantomeno c’è un D.S. che si occupi anche di “gestire” con efficacia ed autorevolezza i malumori e le eventuali lamentele dello “spogliatoio”, facendo da cuscinetto con la società.
Adesso, il cattivo andamento in campionato (siamo a 4 punti dai play out e a 9 dai play off e non vinciamo da 7 gare) imporrebbe di intervenire per capire se questo rendimento della squadra, al di sotto delle aspettative diffuse, possa essere migliorato.
La società in sostanza dovrà prendere almeno un paio di decisioni:

  • A) stabilire se continuare con Criaco, oppure assumere un tecnico, che possa dare garanzie circa la ripresa della squadra ed in generale circa il cambio di mentalità e di atteggiamento da parte di ciascun singolo calciatore.
  • B) correggere, migliorandole, la composizione e la qualità dell’organico, andando sul mercato, onde eliminarne le contraddizioni tecniche, frutto del compromesso iniziale.

Ma questo secondo intervento non è possibile, se prima non si deciderà una volta e per tutte quale debba essere d’ora in avanti la guida tecnica:
se continuare con Leo Criaco (magari fino al termine della stagione), oppure se tesserare una figura di maggiore esperienza e carisma.
Né la decisone A) né quella B) saranno però a costo zero.
Ed é questo il vero, grosso problema .
Questo gruppo di soci possiede le risorse finanziarie per intervenire in modo così profondo e dispendioso sull’organico di prima squadra e sui quadri tecnici?
Se la risposta, come sembra, è no, allora dovremo accontentarci di una stagione sotto tono, speriamo almeno non travagliata, sul piano degli obiettivi di classifica. Salvezza tranquilla, evitando i play out.
A fine stagione però gli attuali proprietari della società dovranno decidere sul futuro della loro creatura:
andare avanti comunque, sperando magari di coinvolgere nuovi soci, che apportino denaro fresco per le stagioni a seguire, oppure, in caso contrario, vendere la società al miglior offerente.
Questa seconda opzione, se le cose dovessero continuare ad andare male, potrebbe anche essere anticipata giá da qui a qualche mese.
Tutto dipende dalla disponibilità o meno da parte dell’attuale proprietà di risorse finanziarie sufficienti a concludere la stagione, considerato anche il probabile nuovo aggravio di spesa, che eventuali interventi di mercato imporrebbero.
Ma anche dalla presenza effettiva di acquirenti, disposti a salvare l’attuale stagione, rilanciandola con importanti interventi di mercato e tecnici, fin da subito.
Se ne parla da molto tempo, ma ormai è giunto il momento che ognuno dei protagonisti (ed i nomi degli eventuali acquirenti sono collegati alle due figure di supporto esterno sopra citate) si assuma la responsabilità di una decisione definitiva.
Per il bene di tutti.
Francesco Rinaudo