Alla fine il Trapani ha raggiunto la salvezza matematica con tre partite di anticipo. L’unica cosa da salvare in questa stagione di Serie D per i granata è questa. Per il resto c’è ben poco per ritenersi soddisfatti. E’ chiaro che l’obiettivo iniziale non era quello di mantenere la categoria ma, ove possibile, provare a costruire qualcosa di serio, cercando di ritagliarsi un posticino tra le migliori del girone. Questo non è successo e anzi in tre si sono alternati sulla panchina trapanese per partorire il “topolino” di una sofferta salvezza. Dall’ultima volta, infatti, in cui scrivevamo sulle colonne del nostro giornale è cambiato nuovamente l’allenatore. Morgia ha gettato la spugna dopo l’ennesima delusione, il suo posto è stato ripreso da Moschella che la stagione l’aveva iniziata. Una soluzione chiaramente di passaggio, volta a non far sborsare altri quattrini inutili alle casse societarie. Il danno del resto era già bello e fatto, inutile cercare di intraprendere altre strade avventurose. Come abbiamo già scritto, le avversarie delle retrovie si sono dimostrate molto deboli. Per cui pensare ad una concreta rimonta sul Trapani da parte di una di queste squadre era esercizio assai difficile. Così è stato. I granata sono riusciti quantomeno a mettere insieme quei 4 punti che servivano per mettersi al sicuro. Quel “caratteristico” 9-0 contro il Troina e soprattutto il pareggio interno con la capolista Gelbison. Poi, il niente. Siamo passati dall’umiliante 0-4 casalingo contro il Licata, al tonfo esterno per 0-5 contro la Vigor Lamezia nell’ultima esibizione. La “tempra” della nostra squadra l’abbiamo purtroppo ammirata nella prima partita a salvezza raggiunta, quella di Lamezia. L’unica cosa da non fare sarebbe stato sbracare. E invece proprio quello è stato fatto, al di là della forza degli avversari e delle ormai croniche assenze. Se avesse potuto incontrare sempre avversarie come il Trapani visto domenica, la Vigor Lamezia non si troverebbe a dieci punti dal primo posto, ma molto più su in classifica. Adesso rimangono le ultime due partite con Paternò in casa e Real Aversa in trasferta. Partite che non contano niente sul piano del risultano finale; speriamo però di evitare altre brutte figure e chiudere decentemente una stagione tribolata.
Quale futuro? Riposto in cantina senza troppi rimpianti il libro di questo campionato, quando sarà finito, si dovrà esser pronti a iniziarne presto un altro con ben altre prospettive. Il Trapani avrà bisogno intanto di un gruppo societario molto più solido e organizzato alle spalle. Programmi semplici, snelli ma chiari. Oggi come oggi non si può far calcio a certi livelli senza queste prerogative di base. Messo apposto questo, allora, solo allora, si potrà pensare ad allestire la squadra. E lì sarà fondamentale scegliere una guida tecnica sicura, possibilmente esperta per la categoria. Niente salti nel buio, insomma. L’identikit ci sembra piuttosto evidente. Per vincere i campionati e, in generale per raggiungere determinati traguardi, è necessario munirsi di gente forte e concreta quando la pressione sale. Quest’anno i granata troppo spesso si sono persi in quasi tutti gli appuntamenti importanti. Deve essere questo, quindi, l’orientamento primario della prossima stagione. Su cui dovrà lavorare l’allenatore che verrà scelto. Poi, solo poi, si potrà pensare ad allestire una squadra che possa avere le carte in regola per andarsi a giocare qualcosa di importante. Il Trapani ha la necessità di ridisegnare quasi per intero una squadra. Del resto del gruppo attuale sono ben pochi quelli che si possono meritare una riconferma. Questo comporterà naturalmente un budget di un certo tipo a disposizione, derivante dallo spessore del gruppo societario che si riuscirà a metter su. Un budget utile a sostituire al meglio i sicuri partenti con calciatori che dovranno esserne migliori, sia sul piano individuale che sul piano della complementarietà tecnico-tattica. Ci riusciranno i nostri prodi? Ai posteri “l’ardua” sentenza.
Massimo Tancredi