È un finale di stagione sottotono per i granata che, dopo il pari di San Luca, sono impegnati al Provinciale giovedì 14 (ore 16) con il Licata per proseguire nel migliore nei modi una stagione fin’ora avara di soddisfazioni. E intanto uno sguardo al futuro…
Il campionato, al punto in cui siamo, non riserva ai tifosi granata particolari spunti di interesse,se non quello della certezza aritmetica della salvezza, ancora da conseguire.
Prima accadrà, prima potremo mettere la parola fine a una stagione, che, iniziata sulla scorta di aspettative ben diverse,si é trascinata poi lungo un percorso senza squilli di sorta, con un andamento senza infamia e senza lode, ben al di sotto non solo delle aspettative dei tifosi ma anche degli obiettivi inizialmente fissati dalla società.
E dunque, mentre giovedì pomeriggio al Provinciale la truppa di Morgia,assenze permettendo, cercherà i punti buoni per certificare la salvezza matematica (ed altri comunque ce ne vorranno), dal lato societario si dovrà decidere cosa fare in futuro, quali obiettivi perseguire la prossima stagione e, soprattutto, attraverso quali mezzi finanziari raggiungerli.
Non é un mistero che gli attuali proprietari non hanno particolari risorse finanziare da mettere sul piatto della bilancia, per preparare una stagione da protagonisti. Non é nemmeno un mistero che per dare una svolta a questa società l’unica possibilità sarebbe quella di cederla in tutto o in parte ad un imprenditore oppure ad un gruppo imprenditoriale, in grado di sostenere un programma di investimenti finanziari, con obiettivo il ritorno fra i professionisti.
In questo modo si andrebbero a soddisfare le legittime aspettative di un intero ambiente, quello cittadino, che, dopo la giusta riconoscenza tributata a Mazzara e soci per avere riportato al Provinciale i colori granata ed il nome della Città, adesso si aspetta che il neonato Trapani punti con decisione al ritorno almeno in serie C. come in fondo é giusto che sia.
Non e però compito che l’attuale proprietà può ragionevolmente accollarsi, se non con l’aiuto o l’intervento di qualcun altro.
E ciò per una serie di ragioni, che si possono sintetizzare con il fatto che l’attuale gruppo societario già con i costi imposti da un campionato di serie D é andato oltre le sue capacità di spesa.
Che non possa o che non voglia spendere di più, a questo punto poco importa, questa proprietà fino a lì può arrivare e. se non fosse stato per le cospicue sponsorizzazioni ricevute all’inizio di questa stagione, probabibilmente non avrebbe potuto nemmeno essere dove adesso si trova, con in mano la quasi certezza di un altro anno ancora in serie D (e sarebbe il terzo, considerato il primo sotto il nome di Dattilo).
Dunque. in caso di cessione societaria, si potrà pensare a un Trapani con programmi ambiziosi; viceversa, se Mazzara non trovasse acquirenti, prepariamoci ad un altro campionato di serie D più o meno come l’attuale, ossia senza infamia e senza lode, all’insegna del piccolo cabotaggio.
In tal senso, pare che sia da qualche tempo in atto una trattativa che potrebbe portare all’ingresso di un socio maggioritario, con Mazzara che conserverebbe una quota sia pure di minoranza,cosi da trovare denaro fresco con cui tentare l’impresa della vittoria del campionato il prossimo anno.
Saremmo ancora in fase di due diligence,ma c’é stretto riserbo sul nome dell’interessato e sull’esito della trattativa stessa.
Cosa cambierebbe a livello tecnico non é dato sapere.
Certo é che, dopo il buon inizio del Dicembre scorso, la gestione Morgia, aldilà di tutti gli intoppi subiti a causa della pandemia, dei turni stretti per via dei recuperi settimanali e degli infortuni, che hanno ridotto sensibilmente la disponibilità dei calciatori in organico, non ha prodotto quel salto di qualità e quella ripresa, che ad un certo punto erano sembrate possibili.
La squadra nel momento topico della stagione, anziché venire fuori con prepotenza e personalità, si é invece come afflosciata su se stessa, senza che l’allenatore abbia saputo infonderle le adeguate motivazioni, come invece accaduto a Dicembre, quando, oltre a vincere, il Trapani aveva cominciato anche a convincere sul piano del gioco e soprattutto dell’atteggiamento mentale.
In occasione dei primi due recuperi invece, con Real Aversa e Città di Sant’Agata, la squadra inspiegabilmente é scesa in campo quasi senza nerbo, poco lucida e poco reattiva rispetto ad avversari impegnativi ma apparsi non certo insormontabili.
Ed una volta fallite quelle due possibili vittorie, che, se conseguite, avrebbero dato una svolta alla stagione di De Felice e compagni, aprendo concrete prospettive di inserimento nella griglia dei play off, la squadra é come se avesse perso fiducia in se stessa, rassegnandosi al ruolo di comprimaria di basso profilo, con conseguente perdita di ulteriori e residue motivazioni agonistiche.
Gli infortuni ed una guida tecnica, che nell’ultimo mese e mezzo non ha brillato per scelte tattiche e di gioco, hanno fatto il resto ed il Trapani bello dal gioco avvolgente si é trasformato nella brutta copia di se stesso, ritornando a giocare con i lanci lunghi, anche quando si sarebbe potuto fare diversamente.
È anche vero che gran parte dei calciatori in rosa non hanno reso secondo le aspettative, vedasi su tutti De Felice, e che l’apporto di singoli con buona quotazione tecnica per la categoria non ha per nulla giovato alla competitività della squadra.
Insomma, malgrado i nomi in rosa, “squadra” non lo siamo mai diventati, se non in alcune sporadiche occasioni, e la classidica attuale esprime bene il nostro valore in campionato, malgrado al capezzale di questo Trapani mai sbocciato fosse stato chiamato un tecnico, il cui nome rappresentava una garanzia per aspettarsi qualcosa di più dell’attuale classifica, senza infamia e senza lode.
Ed invece cosi non é stato, e mi pare che le responsabilità non vadano ricercate solamente nell’operato della società all’atto della costruzione dell’organico, ma anche siano ricondicibili a tutte e tre le gestioni tecniche che quest’anno si sono succedute sulla panchina granata, compresa l’attuale.
Francesco RINAUDO